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Ipertensione – Un Killer pericoloso!!

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IPERTENSIONE ARTERIOSA: PRESSIONE, DANNI,  DIAGNOSI,  STILE DI VITA, RIMEDI

Un killer silenzioso!

Dalla Sezione Cardiologica del Centro Polispecialistico dell’Arma dei Carabinieri

di Claudia Giuditta -Sciacca *

La pressione del sangue dipende da come il cuore pompa il sangue nel­ le arterie e da come le arterie lo tra­ sportano in tutto il corpo. Essa varia mentre il cuore pompa e per questo si misura con due valori: la pressione massima e minima, corrispondenti  a due fasi del ciclo cardiaco, sistole e diastole.
La pressione infatti aumenta ogni volta che il cuore si contrae e diminuisce  quando il cuore si rilassa. La pressione massima e mi­ nima variano poi durante il giorno sotto l’influenza di diversi fattori (ritmi circadiani, esercizio fisico, emozioni, stress), dei quali solo alcuni sono controllabili. Si parla di iper­ tensione arteriosa quando la pressione arteriosa raggiunge livelli elevati che si pro­ traggono nel tempo o si rilevano numero­ si rialzi pressori durante la giornata.

La pressione alta si diagnostica con una serie di misurazioni fatte in momenti diversi della giornata ed in più giorni perché la pressione è influenzata da molti fattori e la presenza del medico potrebbe contribuire ad innalzarla (ipertensione  arteriosa da camice bianco). Il rischio cardiovascolare globale, ovvero la probabilità  di essere colpito da un evento cardiovascolare impor­ tante quale un ictus o infarto miocardico nel prossimo futuro, considera i valori di pressione, oltre che del colesterolo, diabete, età, fumo, sesso, familiarità, vita se­ dentaria, stress. L’ipertensione può essere asintomatica   ed è per questo che spesso  è definita come un killer silenzioso, proprio perché inizia a provocare danni ben prima di causare disturbi.

cardiologia3l danni dell’ipertensione arteriosa: i vasi sanguigni
Quando la pressione è alta il sangue, premendo  con troppa  forza contro le pareti delle arterie (i vasi sanguigni che portano il sangue ricco  di ossigeno dal cuore  a tutto il corpo), può in questo modo danneggiarle, promuovendo:

a) l’arteriosclerosi ovvero una degenerazione della parete vasale che tenderà ad ispessirsi ed indurirsi;

b) l ‘aterosclerosi   ovvero la formazione di placche (accumuli di colesterolo e di altre sostanze) sulle lesioni delle pareti vasali danneggiate dalla stessa ipertensione; c) aneurismi  ovvero lo sfiancamento delle pareti dei vasi sanguigni  a seguito  delle continue sollecitazioni meccaniche svolte da valori pressori elevati. Gli aneurismi, sottoposti  a pressione  elevata, possono rompersi, causando emorragie mortali. Il vaso più frequentemente colpito da aneurismi è l’aorta (l’arteria più grande).

IL CUORE
Se il cuore, a causa della pressione alta, è costretto  a lavorare più del normale, la parete muscolare del ventri­ colo sinistro (la principale camera  di pompa) può ispessirsi, ipertrofizzandosi (ipertrofia  del ventricolo sx). La cardiopatia ipertensiva – così è chiamata questa condizione – predispone all’insorgenza di angina e/ o infarto del miocardio, secondariamente i danni provocati dall’iper­ tensione arteriosa  sulle pareti dei vasi che irrorano il cuore, le coronarie, che non sa­ ranno più in grado di supportare le aumentate richieste di ossigeno di un cuore ipertrofico a causa delle loro lesioni occlusive, con conseguente deficit di pompa del muscolo cardiaco.

IL RENE
La pressione alta danneggia le arterie dei reni che non riusciranno più a filtrare correttamente il sangue. l reni danneggiati, oltre a causare intossicazioni dovute all’accumularsi nel sangue di sostanze di rifiuto, possono anche causare essi stessi ipertensione (per accumulo di liquidi nell’organismo) ed altre complicanze quali anemia (deficitario rilascio di eritropoietina), osteoporosi (squilibri idro elettrolitici) ecc.

IL CERVELLO
Se la pressione alta danneggia le arterie del cervello, possono verificarsi emorragie o attacchi ischemici transitori (TIA), ictus  a causa  di ostruzioni delle arterie cerebrali per la presenza di placche ateromasiche o coaguli. Tali eventi compor­ tano un’alterazioni della vascolarizzazione cerebrale con conseguente compromissione delle capacità cognitive e/o motorie del paziente: possono verificarsi problemi di coordinamento dei movimenti, di vista, di linguaggio, di ragionamento, di amnesia…

L’OCCHIO
A causa dell’ipertensione arteriosa nella retina e coroide, le arteriose pos­ sono restringersi o subire  dilatazioni (micro/macroaneurismi):  questo può favorire l’occlusione dei vasi o la rottura della loro pa­ rete (emorragie). Tutto ciò può dar luogo al­ l’insorgenza di disturbi del visus.

Ipertensione arteriosa: La diagnosi
l valori della pressione si rilevano utilizzando lo sfigmomanometro, un  apparecchio do­tato di un manicotto gonfiabile per il braccio ed un misuratore di pressione (manometro). Con una pompetta  di gomma si insuffla l’aria dentro il manicotto, fino a quando l’ar­ teria è completamente chiusa.

Quindi, con uno stetoscopio, si potranno ascoltare – sgonfiando lentamente il mani­ cotto – i suoni che provengono dal flusso sanguigno: il primo “suono”  apprezzabile indica il valore della  pressione arteriosa massima (sistolica), l’ultimo “suono” indi­ cherà nel manometro il valore della pres­ sione minima (diastolica).

Dopodiché non si rileveranno altri suoni in quanto l’arteria è completamente aperta (manicotto sgonfio).

Scoprire se il cuore è danneggiato
Per verificare la salute del cuore il medico può richiedere degli esami del sangue e degli esami specifici quali:

-Elettrocardiogramma (ECG) che registra l’attività  elettrica del cuore evidenziando eventuali segni di   ipertrofia ventricolare, pregressi infarti, aritmie;

– Ecocardiogramma, indagine  che usa onde sonore per visualizzare il cuore e le sue valvole  e così appurare  il grado  d’ ipertrofia del cuore, secondaria la persistenza di valori pressori elevati, e la contrattilità globale e segmentaria della nostra “pompa”;

– Monitoraggio Pressorio nelle 24h, indicato in genere in caso si sospetti un’ipertensione da camice bianco.

 

Vademecum per una pressione ottimale

Dopo la scoperta iniziale di una pressione arteriosa elevata, è opportuno che il Paziente modifichi il suo stile di vita in tal modo:

– Ridurre il peso corporeo in eccesso tramite restrizione calorica ed esercizio fisico, se appropriato: in merito è utile calcolare il proprio indice di massa corporea (IMC) che, raffrontando il peso con l’altezza, indica quanto grasso corporeo è presente rispetto alla massa magra.

Dobbiamo inoltre tenere in considerazione la distribuzione del grasso nell’organismo: in­ fatti una  circonferenza della  vita >80 cm nelle donne e > 94 cm negli uomini indica una localizzazione del grasso preferenzialmente a livello addominale, con maggior rischio cardiovascolare, soprattutto  in pre­ senza di ipertensione arteriosa;

– Ridurre il sodio (sale) contenuto  nella dieta a circa 5 g die;

– Mantenere un apporto adeguato di potassio, calcio e magnesio (frutta, verdura, ali­ menti poco grassi), che favoriscono l’elimi nazione dall’organismo di liquidi in eccesso;

– Limitare l’assunzione di alcool a meno di 59 mi di whiskey, 295 mi di vino o 7.9 mi di birra (circa la metà di queste quantità nelle donne e nei soggetti magri);

– Fare attività  fisica  moderata  – compatibilmente le proprie condizioni di salute- nell’ambito  della propria giornata per 20-30 m’, 3-4 volte a settimana;

– Astensione dal fumo che può avere un effetto immediato di aumento della pressione arteriosa, soprattutto  a causa dell’effetto della nicotina sulle catecolamine;

– Ridurre l’assunzione di caffè a max 2-3 tazze/die: è stato osservato che soggetti ipertesi o con valori pressori borderline, sono più suscettibili all’effetto sui nervi simpatici della caffeina, potendo subire anche un incremento della pressione arteriosa sistolica di 10-15 mmHg dopo l’assunzione di una sola tazza di caffè. In caso di ipertensione di  grado  lieve – con range di PAs  140-150  mmHg e Pad 90-95 mmHg- è consigliabile  adottare per 2-3 mesi i sud­ detti accorgimenti, e rimandare in un secondo momento l’assunzione di un’eventuale terapia.

Qualora si riscontrassero invece valori pressori ancora più elevati (ipertensione  arteriosa di 2°-3° grado}, oltre le modificazioni dello stile di vita, occorre iniziare da subito una terapia  antipertensiva, modulando opportunamente i dosaggi dei farmaci, e sottoporsi controlli cardiologici periodici.

FONTE: Le Fiamme d’Argento

* Claudia Giuditta Sciacca – Maggiore Medico
Capo della Sezione Cardiologica
del Centro Polispecialistico del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri
Medico Cardiologo presso Artemisia spa di Viale Liegi 45 – Roma

 

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