Roma, 30 mar. (askanews) – “Test del sangue a tutte le donne in gravidanza”. Lo afferma Claudio Giorlandino, ginecologo, Direttore Sanitario Gruppo Sanitario Altamedica e direttore generale dell’Italian College of Fetal Maternal Medicine. “Un nuovo test sierologico, utilizzato per altre malattie infettive, svela se il paziente ha già sviluppato gli anticorpi per difendersi dall’agente patogeno. “L’accuratezza (IgG 95%-IgM 92%), specificità (99%) e sensibilità (95%) sono estremamente alte: il test, attraverso un semplice prelievo di sangue, individua la patologia e gli anticorpi alla base della difesa immunologica. E’ un ausilio importante perché rispetto al tampone consente di capire se si ha avuto la malattia o se si è già guariti, quindi quando essere più attenti per non contrarre il virus o contagiare altri”, spiega Claudio Giorlandino. L’invito a sottoporre al test del sangue tutte le donne in gravidanza e non solo è supportato dallo studio condotto nel centro Altamedica di Roma – presentato sull’ American journal of infectious disease – basato sull’azione del test sierologico che individua le modalità di difesa dell’organismo dall’infezione.
Perché innanzitutto uno studio così importante sul virus è stato condotto proprio da voi ginecologi? “Bisogna assolutamente chiarire – spiega Claudio Giorlandino – che l’interesse per questo studio nasce dal fatto che noi ginecologi abbiamo bisogno di indagare con attenzione e scrupolo lo stato di salute della gestante e, come eseguiamo di routine, i test sierologici per rosolia, toxoplasmosi e citomegalovirus, ci mancherebbe che non ci prema di conoscere, lo stato anticorpale delle difese delle donne nei confronti del Covid-19″. Lo studio però non è stato compiuto solo su soggetti in gravidanza:” No, non sarebbe stato possibile ma ciò che ci interessa, la dinamica infezione-trasmissione- difesa prescinde dallo stato di gravidanza che, sappiamo essere in un certo senso già privilegiato in termini di resistenza all’infezione. Le informazioni assunte rivestono carattere generale. Esistono diverse fasi dell’infezione – prosegue l’esperto -. Nella fase dell’esposizione gli anticorpi sono assenti, il tampone è ancora inizialmente negativo e il soggetto non è infettivo. Durante l’incubazione gli anticorpi sono assenti, ma il tampone nasofaringeo comincia ad essere talvolta già positivo e, in quei casi, diviene contagioso. Anche nella fase prodromica gli anticorpi sono assenti ma il tampone è frequentemente positivo e il soggetto inizia ad essere infettivo. Nello stadio di malattia clinica o subclinica, si rileva la presenza di anticorpi IgM, il tampone è positivo e il soggetto fortemente infettivo. In fase di regressione sono presenti anticorpi IgG e IgM, il tampone può essere ancora positivo e il soggetto poco infettivo. In fase di convalescenza l’organismo torna in stato di salute con presenza di anticorpi IgG e una coda di IgM. Il tampone è negativo e il paziente progressivamente non più contagioso. Come si vede la ricerca degli anticorpi è quindi positiva diversi giorni(circa 10/15 giorni dopo l’infezione mentre il tampone nasofaringeo, se ben eseguito, giunge prima a diagnosticare l’infezione”.
Ma quali sono i vantaggi del nuovo strumento diagnostico rispetto al tampone? “Il tampone rileva la presenza del virus nelle vie respiratorie in un determinato momento, il tampone è fondamentale perché indica la presenza del virus nell’apparato respiratorio e dichiara che il soggetto è potenzialmente infettivo. Il test da noi messo in relazione con i tamponi eseguiti nelle sedi stabilite dalle Regioni, invece ci ha chiarito quando e come compaiono gli anticorpi – afferma Giorlandino -. E’ importante perché sono indice, dapprima della difesa dell’individuo e, in seguito, della sua guarigione. Dall’analisi dei dati abbiamo potuto ipotizzare un diagramma che ha permesso di mettere in relazione il contagio, l’infezione, la contagiosità e la malattia insieme al quadro anticorpale (vedi schema in basso). La presenza o meno di anticorpi consente di sapere se l’organismo è stato già colpito dal virus, anche in assenza di sintomi, se non è mai stato colpito e se sta reagendo, permettendo quindi di adottare le conseguenti precauzioni. Abbiamo avuto diversi soggetti perfettamente guariti senza sintomi. Sbaglia chi, come mi è capitato di ascoltare, vuole mettere in competizione le due indagini. Esse rappresentano due metodi diversi, con diverse finalità per studiare la infezione. La ricerca degli anticorpi la si può fare “a tappeto” scoprendo chi è già protetto e non infettivo ma anche segnalando (come ci è accaduto) soggetti con infezione in atto che, essendo asintomatici, non si erano sottoposti alla ricerca diretta del virus mediante il tampone naso faringeo”.
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