Si chiama “Fertility Calculator” ed è uno strumento messo a punto dagli esperti della Erasmus University di Rotterdam in collaborazione con altri atenei.
Sareste felici con un solo figlio? Il modello consiglia di iniziare dai 32 anni di età per avere una possibilità del 90% di realizzare il proprio sogno, senza bisogno di fecondazione in vitro. Il sogno di una casa con almeno 3 figli, invece, comporta che bisogna partire a 23 anni per avere le stesse possibilità di successo. Se si attende fino ai 35, le chance calano al 50%.
I suggerimenti sono basati su dati generali e, avvertono gli esperti, naturalmente le cose non sono così semplici nella vita reale. Ma l’idea dietro questo progetto è quella di aiutare le persone a prendere una decisione condensando tutte le informazioni essenziali in una forma accessibile. «Abbiamo cercato di colmare l’anello mancante nel processo decisionale», spiega il ricercatore Dik Habbema.
Il calcolatore quindi può dare un’idea di massima, ma è utile anche a prendere coscienza di alcuni dati che non tutti sanno, dice David Keefe, della New York University Langone Medical Center.
Alcuni dei risultati messi nero su bianco fanno riflettere: ad esempio, secondo il modello, la gravidanza rimane un’opzione praticabile per le donne anche dopo i 40 anni, con la possibilità di concepire di circa il 50%.
E ancora, si scopre che se si desiderano due figli, a 34 anni si ha il 75% di probabilità di coronare il sogno. Se ci si accontenta del figlio unico, secondo il modello si ha tempo fino a 42 anni per avere 50% delle chance anche per vie naturali
«La fertilità è un bene che si perde progressivamente con gli anni. Non soltanto con l’aumentare dell’età, ma anche a causa dell’influenza di fattori esterni come smog, fumo di sigaretta, stress, abitudini di vita, presenza di malattie infettive. Non è dunque solo il tempo che passa a mettere in moto l’orologio biologico, ma anche altri elementi, da tenere in considerazione per preservare questo patrimonio», lo spiega Claudio Giorlandino, ginecologo, segretario generale Sidip (Italian College of Fetal Maternal Medicine). «E’ chiaro che non possono essere fatte statistiche uniche – precisa Giorlandino – perché ogni persona è a sé».
Quanto al periodo migliore per concepire, l’esperto promuove quello estivo. «Dal punto di vista maschile – spiega – durante il periodo estivo la fertilità sembrerebbe migliore: questo perché, 3-4 mesi prima, durante la primavera, si registra un picco dell’attività endocrina che migliora progressivamente attività e quantità degli spermatozoi. «Nelle donne con ovulazione regolare – conclude Giorlandino – le stagioni influiscono meno».
Al riscontro dei dati suddetti (anticorpi positivi, Proteina C ultrasensibile elevata, Interleuchina aumentata) si consiglia caldamente di procedere all’esame del D-Dimero. Questa analisi diviene imperativa se compaiono i primi segni del cosiddetto SOFA score, che si basa sostanzialmente su quattro elementi: lo stato mentale alterato, la frequenza respiratoria aumentata oltre 22 atti respiratori al minuto e il livello della pressione arteriosa sistolica, cioè la massima, inferiore a 100 millimetri di mercurio ed appunto il valore del D-dimero elevato.
Tutta la più recente Letteratura internazionale (ultime settimane) si sta concentrando sulla patogenesi iper-coagulatoria del virus quale causa principale dell’evoluzione sfavorevole della malattia e sull’impiego, il più precocemente possibile, della terapia eparinica. Il dosaggio del D-dimero rappresenta oramai, in ogni paziente portatore ella malattia Covid-19, in ogni centro clinico, il più importante dato di semeiotica laboratoristica per scoprire l’inizio e la progressione della microtrombosi determinata dalla malattia.
Il D-dimero è infatti un frammento proteico della fibrina, derivato dalla sua degradazione e rilevabile nel sangue in caso di fibrinolisi. La sua determinazione trova indicazione clinica nella diagnosi e nel monitoraggio delle sindromi da ipercoaguilazione. Ed in particolare della temibile complicanza del Covid-19: la coagulazione intravascolare disseminata. La misurazione può presentare alta sensibilità ma bassa specificità ed il risiltato deve essere sempre interpretato dal medico curante nell’ambito del quadro generale ai fini dell’introduzione della terapia con eperina.
BIBLIOGRAFIA
Abstract: The potential risk factors of older age, high SOFA score, and d-dimer greater than 1 μg/mL could help clinicians to identify patients with poor prognosis at an early stage.
Authors:Fei Zhou 1 , Ting Yu 2 , Ronghui Du and coll. Clinical Course and Risk Factors for Mortality of Adult Inpatients With COVID-19 in Wuhan, China: A Retrospective Cohort Study; Lancet . 2020 Mar 28;.
Abstract: Anticoagulant therapy mainly with LMWH appears to be associated with better prognosis in severe COVID-19 patients meeting SIC criteria or with markedly elevated D-dimer.
Authors: Ning Tang , Huan Bai , Xing Chen and coll. Anticoagulant Treatment Is Associated With Decreased Mortality in Severe Coronavirus Disease 2019 Patients With Coagulopathy; J Thromb Haemost 2020 Mar 27.
Abstract: Coagulopathy in corona virus infection has been shown to be associated with high mortality with high D-dimers being a particularly important marker for the coagulopathy.1 In the latest paper from the same group, the use of anticoagulant therapy with heparin was shown to decrease mortality as well.
Author: Jecko Thachil.The Versatile Heparin in COVID-19. J Thromb Haemost . 2020 Apr 2.
Abstract: Severe coronavirus disease 2019 (COVID-19) is commonly complicated with coagulopathy, the difference of coagulation features between severe pneumonia induced by SARS-CoV2 and non-SARS-CoV2 has not been analysed (…) The 28-day mortality of heparin users were lower than nonusers In COVID group with D-dimer > 3.0 μg/mL (32.8% vs. 52.4%, P = 0.017)
Authors: Shiyu Yin , Ming Huang, Dengju Li , Ning Tang Difference of Coagulation Features Between Severe Pneumonia Induced by SARS-CoV2 and non-SARS-CoV2 J Thromb Thrombolysis . 2020 Apr 3.