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Frequenza: 1/3 000 nati vivi

La neurofibromatosi di tipo 1 (NF1) è una malattia genetica multisistemica che colpisce indistintamente uomini e donne di ogni gruppo etnico. Il suo nome deriva dalla comparsa come segno clinico caratteristico di neurofibromi, tumori benigni costituiti da molteplici tipi cellulari, che insorgono lungo il decorso dei nervi sia a livello cutaneo che dermico o più raramente viscerale.

La modalità di trasmissione è autosomico dominante; gli individui affetti hanno un rischio aumentato di sviluppare sia tumori benigni che maligni. Si tratta però di due entità nosologiche distinte, causate dall’alterazione di due geni distinti.

La neurofibromatosi di tipo I,  forma classica, è caratterizzata, da  macchie cutanee cafè-au-lait, presenti in oltre il 90% dei pazienti, che possono manifestarsi ovunque, ma prediligono il tronco e gli arti e la lentigginosi ascellare o inguinale (”freckling”) che si osserva in > 50% dei casi.

noduli di Lisch, proliferazioni benigne dell’iride, da ricercarsi all’esame oculistico mediante lampada a fessura, sono un segno più tardivo (>60% dei pazienti), così come i neurofibromi che compaiono di solito nella seconda decade di vita, il più delle volte sotto forma di noduli cutanei e sottocutanei (> 50% dei casi). Il gene responsabile della NF1 è localizzato sul braccio lungo del cromosoma 17. Esso codifica per la neurofibromina,.

La modalità di trasmissione della NF1 è autosomica dominante: un genitore affetto può trasmettere la malattia ai figli con un rischio del 50% ad ogni gravidanza.  Circa il 50% dei pazienti NF1 sono casi sporadici che hanno genitori completamente sani e senza alcuna alterazione nel gene NF1. Nei casi “de novo” l’alterazione genica si è verificata nel corso del processo di formazione degli spermatozoi o degli ovuli.

Si stima che – statisticamente – la probabilità per due genitori sani di avere un figlio affetto da NF1 sia di 1 su 10 000 ad ogni gravidanza.  Combinando approcci multipli, quali quelli che utilizzano l’analisi del DNA genomico mediante DHPLC, il sequenziamento diretto del cDNA retrotrascritto dall’RNA e l’ibridazione in situ fluorescente (FISH) con sonde specifiche per il gene NF1 su preparati cromosomici l’efficienza di identificazione delle mutazioni supera il 70%.
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