Sono poche le persone colpite da coronavirus nella Capitale rispetto alla platea di chi potrebbe essere ancora contagiato. E, tra chi ha contratto l’infezione, solo una percentuale limitata ha guadagnato la piena immunità. E’ quanto emerge da un piccolo studio condotto da Altamedica Medical Center di Roma, che ha eseguito un’analisi epidemiologica su 617 soggetti del territorio romano (303 uomini e 314 donne di diverse classi di età) sottoposti a test sierologici per la ricerca di anticorpi contro il Covid-19 per verificare l’esposizione all’infezione e lo stato di immunità completa. Tutti i soggetti hanno reso completo consenso informato e sono stati sottoposti a prelievo venoso a domicilio. Nessuno era in condizioni critiche.
“Si tratta del primo studio su popolazione sottoposta a screening anticorpale e, sebbene il campione raccolto sia ancora esiguo, si possono trarre importanti deduzioni che dovranno poi essere confermate in casistiche più ampie – spiega Claudio Giorlandino, ginecologo e direttore sanitario Gruppo Altamedica e direttore generale dell’Italian College of Fetal Maternal Medicine -. Se infatti venisse confermata una percentuale dello 0,15% di soggetti portatori di immunità acquisita, ricercare adesso quello che impropriamente viene chiamato ‘patentino di immunità’ sembrerebbe destituito di ogni valore e utilità”.
“Inoltre la scelta sanitaria di screenare tutta la popolazione italiana risulterebbe insensata per il fatto che, comunque, si dovrebbe proteggere dall’infezione la stragrande maggioranza della popolazione che non l’ha contratta. Le enormi risorse che si stanno impiegando per tali test potrebbero invece essere usate nella prevenzione e nel supporto sociale”, dice Giorlandino.
“La ricerca segue uno studio pilota sulla analisi della sensibilità e specificità di test sierologici che, anche se già perfettamente validati a livello europeo e registrati presso il ministero della Salute, sono stati sottoposti a verifica per conoscere la reale affidabilità – prosegue il medico – In considerazione del fatto che nessun soggetto ha riferito di essere a conoscenza di aver avuto contatti con persone infette da meno di 15 giorni è lecito supporre che, nella maggioranza dei casi, i soggetti negativi non siano venuti a contatto con il virus, presupponendo che l’attività anticorpale si manifesti 15 giorni dopo l’nizio della infezione. Inoltre – ha concluso Giorlandino – in circa il 90% dei soggetti l’infezione è occorsa negli ultimi 2 mesi, solo in un caso è stata riscontrata un’infezione risalente a oltre 80 giorni prima, saremmo nella seconda metà di gennaio, mentre in due casi si stima un’infezione occorsa da non oltre 15 giorni”.
Pubblicato il: 17/04/2020 11:57 di Margherita Lopes – AdnKronos Salute
Al riscontro dei dati suddetti (anticorpi positivi, Proteina C ultrasensibile elevata, Interleuchina aumentata) si consiglia caldamente di procedere all’esame del D-Dimero. Questa analisi diviene imperativa se compaiono i primi segni del cosiddetto SOFA score, che si basa sostanzialmente su quattro elementi: lo stato mentale alterato, la frequenza respiratoria aumentata oltre 22 atti respiratori al minuto e il livello della pressione arteriosa sistolica, cioè la massima, inferiore a 100 millimetri di mercurio ed appunto il valore del D-dimero elevato.
Tutta la più recente Letteratura internazionale (ultime settimane) si sta concentrando sulla patogenesi iper-coagulatoria del virus quale causa principale dell’evoluzione sfavorevole della malattia e sull’impiego, il più precocemente possibile, della terapia eparinica. Il dosaggio del D-dimero rappresenta oramai, in ogni paziente portatore ella malattia Covid-19, in ogni centro clinico, il più importante dato di semeiotica laboratoristica per scoprire l’inizio e la progressione della microtrombosi determinata dalla malattia.
Il D-dimero è infatti un frammento proteico della fibrina, derivato dalla sua degradazione e rilevabile nel sangue in caso di fibrinolisi. La sua determinazione trova indicazione clinica nella diagnosi e nel monitoraggio delle sindromi da ipercoaguilazione. Ed in particolare della temibile complicanza del Covid-19: la coagulazione intravascolare disseminata. La misurazione può presentare alta sensibilità ma bassa specificità ed il risiltato deve essere sempre interpretato dal medico curante nell’ambito del quadro generale ai fini dell’introduzione della terapia con eperina.
BIBLIOGRAFIA
Abstract: The potential risk factors of older age, high SOFA score, and d-dimer greater than 1 μg/mL could help clinicians to identify patients with poor prognosis at an early stage.
Authors:Fei Zhou 1 , Ting Yu 2 , Ronghui Du and coll. Clinical Course and Risk Factors for Mortality of Adult Inpatients With COVID-19 in Wuhan, China: A Retrospective Cohort Study; Lancet . 2020 Mar 28;.
Abstract: Anticoagulant therapy mainly with LMWH appears to be associated with better prognosis in severe COVID-19 patients meeting SIC criteria or with markedly elevated D-dimer.
Authors: Ning Tang , Huan Bai , Xing Chen and coll. Anticoagulant Treatment Is Associated With Decreased Mortality in Severe Coronavirus Disease 2019 Patients With Coagulopathy; J Thromb Haemost 2020 Mar 27.
Abstract: Coagulopathy in corona virus infection has been shown to be associated with high mortality with high D-dimers being a particularly important marker for the coagulopathy.1 In the latest paper from the same group, the use of anticoagulant therapy with heparin was shown to decrease mortality as well.
Author: Jecko Thachil.The Versatile Heparin in COVID-19. J Thromb Haemost . 2020 Apr 2.
Abstract: Severe coronavirus disease 2019 (COVID-19) is commonly complicated with coagulopathy, the difference of coagulation features between severe pneumonia induced by SARS-CoV2 and non-SARS-CoV2 has not been analysed (…) The 28-day mortality of heparin users were lower than nonusers In COVID group with D-dimer > 3.0 μg/mL (32.8% vs. 52.4%, P = 0.017)
Authors: Shiyu Yin , Ming Huang, Dengju Li , Ning Tang Difference of Coagulation Features Between Severe Pneumonia Induced by SARS-CoV2 and non-SARS-CoV2 J Thromb Thrombolysis . 2020 Apr 3.